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IL MURO COME NARRAZIONE RIGENERATIVA
Il pubblico è diviso lungo i due lati di un muro immaginario. Nel muro si aprono sette porte a intervalli regolari che consentono al pubblico di guardare da una parte all’altra. Le modelle sfilano davanti al muro e girano intorno ad esso attraverso l’ultima apertura; oppure appaiono e scompaiono dietro la superficie del muro o sfilano davanti al pubblico.
Il muro divide due spazi identici e diversi al tempo stesso: il pavimento in plexiglas a scacchi su un lato ricollega all’altro lato, dove lastre metalliche nere formano una scacchiera più grande unitamente al cemento liscio della sala.
Il muro rigenera la propria identità attraverso una serie di dodici proiezioni, immagini di corridoi astratti. Le porte reali del muro diventano porte di spazi mentali che associano classiche e ricche cornici di porte di grand hotel, luci al neon in colori fosforescenti, atmosfere di degrado e spazzatura, o immagini sgargianti di spiagge affollate. Il risultato è una sequenza di scenari indefinibili che si susseguono per tutta la sfilata, incorniciando le modelle in sfondi sempre diversi.
Con il procedere della sfilata, gli spettatori sperimentano i vari livelli dell’allestimento: modelle in primo piano, proiezioni alle pareti e modelle sullo sfondo. Tre livelli di contenuto che si sovrappongono generando l’intera narrazione della sfilata.
Credit: OMA/AMO